Quanti sono gli interventi di mastoplastica additiva in Italia, se sono in aumento, se è l’intervento chirurgico più richiesto e quanti sono, invece, i reinterventi per complicanze.

La mastoplastica additiva è attualmente una delle più comuni procedure di chirurgia estetica effettuate in Italia con circa 33.532 procedure eseguite nel 2014 come emerge dall’ indagine Aicpe dello stesso anno.

una percentuale che va dal 15% al 30% delle pazienti è sottoposta a revisione di mastoplastica additiva primaria dai 3 ai 6 anni dopo il primo intervento, e circa dal 30% al 40% delle pazienti che effettuano revisione di mastoplastica sono sottoposte ad ulteriore revisione entro 6 anni.

Quali sono le complicanze più diffuse di una mastoplastica additiva?

Le complicanze di questo intervento si distinguono in:

Complicanze immediate tra cui l’ematoma, il sieroma, l’infezione e la deiscenza della ferita.

Complicanze tardive : tra cui in ordine di presentazione la contrattura capsulare, ovvero una retrazione fibrosa della capsula periproteisca (27,5) la dislocazione della protesi (14A%) e la ptosi (12%), il rippling, l’espulsione della protesi e la sua rottura.

Sono complicanze a volte inevitabili o errori del chirurgo?

Molto si è discusso su quali siano i fattori predisponenti o quale sia il reale ruolo della responsabilità iatrogena nell’insorgemza di tali complicanze : ci sono sicuramente delle condizioni anatomiche legate alla paziente che possono predisporre allo sviluppo di complicanze (mammella tuberosa con il double bubble) o anche fattori legati alla procedura chirurgica: la valutazione inaccurata delle dimensioni anatomiche un’inadeguata dissezione della tasca può provocare una dislocazione superiore mentre una eccessiva dissezione può causare dislocazione inferiore, mediale, o laterale.

Ci sono infatti accortezze che vengono raccomandate al chirurgo plastico tra cui:

  • Una dissezione precisa e atraumatica per evitare il sanguinamento
  • Irrigazione della tasca con triplice soluzione antibiotica
  • Minimizzare quanto più è possibile la contaminazione durante l’intervento.
Sono indicate anche nel consenso informato che firma la paziente?

Si certamente le pazienti vengono edotte di tutti i rischi e le potenziali complicanze cui possono andare incontro. Ma almeno nella mia esperienza e credo in quella di molti colleghi che come me hanno alti numeri, questo non ha mai rappresentato un deterrente, probabilmente perché spinte da una forte motivazione di esaltare la propria femminilità.

Le dirò di più: nonostante gli alti numeri di chirurgia di revisione il 95% delle pazienti si dichiara soddisfatta di tale intervento. Soddisfazione e disponibilità delle pazienti dipendono in buona sostanza dalle loro particolarità caratteriali; i criteri di selezione di queste donne devono includere non soltanto gli aspetti fisici ma anche (fondamentalmente) quelli psicologici. Le pazienti con aspettative irrazionali, oppure emotivamente fragili o aggressive non devono essere trattate o forse andrebbe chiarito che una donna sottoposta a una mastoplastica additiva non può considerarsi uguale a una che non ha impiantato le protesi, per cui va sempre rispettata l’integrità delle strutture anatomiche che sono sollecitate e stressate da traumi esterni e dalla pressione che su di esse esercitano gli impianti protesici.

Tutto questo perché la mammella rappresenta un organo di appeal sessuale, e pertanto, l’impianto di protesi richiede una particolare attenzione, preservando e cercando di conservare nel tempo il risultato ottenuto nell’immediato postoperatorio. Non si può più, quindi, sottacere o ancor meno trasferire un messaggio di normalità di vita lavorativa, sportiva e sessuale alle pazienti che, nonostante le raccomandazioni che puntualmente disattendono, lamentano poi una diversità, a distanza di tempo, di forma e posizione del presidio protesico.

Come si possono risolvere queste complicanze e cosa sono le reti che utilizzate?

Nel corso degli anni sono state messe a punto varie tecniche con l’intento di ridurre al minimo le recidive di queste complicanze, quali: il cambio della tasca, capsulorrafia, capsulotomia o capsulectomia, sostituzione delle protesi e l’uso di lembi capsulari per la creazione e il rinforzo delle tasche.

In verità bisogna accettare che le mammelle sono inevitabilmente sottoposte a traumi fisici (attività lavorativa, sessuale, sport) che esercitano un attrito sul piano muscolare o su quello adiposo-ghiandolare, nonché al cronoaging legato anche a perdite di peso, aumenti ponderali e a gravidanze.

Quindi, nelle pazienti sottoposte ad intervento di mastoplastica additiva, può essere presente anche uno scarso spessore di queste strutture anatomiche ospitanti, per magrezza costituzionale o acquisita, con ipotrofia muscolare e ghiandolare e lassità del tessuto cutaneo, pertanto i possibili traumi descritti possono essere causa di dislocazione, rotazione, superficializzazione, con contrazione capsulare degli impianti.

Appare evidente quindi che anche se efficaci, le varie tecniche messe a punto per ovviare o per risolvere tali problematiche e utilizzate senza il posizionamento di reti che rinforzino le strutture anatomiche indebolite nel tempo, producono un alto tasso di recidiva per il perseverare quotidiano e realisticamente inevitabile di un attrito o di una pressione sulle zone di minore resistenza.

Nel corso degli anni le biotecnologie hanno prodotto sulla base di ricerche cliniche presidi che tendono a determinare un rinforzo di strutture anatomiche indebolite ponendosi due principali quesiti: il completo riassorbimento del tessuto ospite per non ”inquinare ” il tessuto ospitante o presidi non riassorbibili che risultano essere un rinforzo permanente.

Iquelle che noi utilizziamo sono reti sintetiche, esattamente come quelle utilizzate per le rnie della parete addominale, con la differenza che sono rivestite in titanio il che ne migliora la biocompatibilità e ne riduce la risposta infiammatoria.

Le reti dunque hanno il compito di rinforzare le tasche ricreate, permettendo una maggiore capacità di gestire con successo le dislocazioni protesiche ma soprattutto di prevenire la loro recidiva, nonché di conferire una struttura accessoria ai tessuti molli, aiutando a ridurre lo spiacevole riscontro di visibilità e palpabilità delle protesi.

Inoltre, un aspetto fondamentale, riconosciuto in letteratura è la pressione e l’attrito che il corpo protesico esercita per gravità ai quadranti inferiori mammari, determinando un impoverimento della rete vascolare con conseguente ipotrofia del corpo mammario. L’uso di una rete utile a sostenere le protesi e a mediare la pressione ischemica e lipolitica permette di mantenere non solo lo spessore adiposo ma anche di sostenere nel tempo il tessuto cutaneo, riducendo quindi l’evoluzione della ptos

Sono interventi molto costosi?

Considerate le continue recidive e i relativi costi che la paziente sopporta nel corso della sua vita non utilizzando in maniera preventiva tale presidio, io sento di dire che il costo aggiuntivo di tale presidio ai fini di una risoluzione che sia quanto più possibile definitiva, sia assolutamente sostenibile e congruo.

Quali consigli possiamo dare a una donna che vuole fare una mastoplastica additiva per non incorrere in questi rischi?

1 Scelta di qualità: qualità di protesi sicuramente, ma soprattutto la scelta importante è quella di affidarsi a chirurghi specialisti, chirurghi esperti del settore e non persone improvvisate. L’improvvisazione, l’approssimazione non hanno mai garantito grandi risultati.

2 Evitare gli eccessi : significa non eccedere con la scelta di protesi troppo grandi. La scelta di un Volume che sia adeguato alle dimensioni anatomiche della paziente è uno dei segreti per ridurre al minimo il rischio di complicanze. bisogna sempre considerare che maggiore è il volume della protesi maggiore è la pressione che viene esercitata sulle strutture anatomiche, determinandone l’assottigliamento, che è spesso causa di antiestetiche superficializzazioni delle protesi.

3 Un termine che a me piace molto e che spesso uso con le mie pazienti : la manutenzione.

Come già ho precisato, aver cura del proprio corpo significa anche maturare la consapevolezza che nulla è per sempre e che per preservare un risultato stabile nel tempo occorre evitare eccessivi e continui traumi e sforzi fisici che mettono a dura prova l’integrità delle strutture anatomiche .